SEOUL – MICROCOSMS OF WONDER/MICROCOSMI DI MERAVIGLIA
Gallery Naeil
B2, 3 Saemunanro 3 – gil
Jongno-gu SEOUL , 03175 SOUTH KOREA
con l’Alto Patronato dell’Istituto Italiano di Cultura di Seoul
08.11.2024 – 20.11.2024
OPENING: NOVEMBER 8, 5 PM
Artists: Stefania Carrozzini, Kentaro Chiba, Roni Lynn Doppelt, Bonnie Eisen
Gro Folkan, Grazia Gabbini, Dena Haden, Elmira Herren, Buyong Hwang
Hideto Imai, Latana, Riitta Nelimarkka, Marcello Séstito,
Kreetta Järvenpää, Susanne Weber -Lehrfeld
A cura di Stefania Carrozzini
MICROCOSMS OF WONDER/MICROCOSMI DI MERAVIGLIA
Microcosms of Wonder esplora la bellezza nascosta e l’importanza delle piccole cose che spesso passano inosservate. Attraverso una varietà di opere d’arte, la mostra invita i visitatori a scoprire e a celebrare lo straordinario nell’ordinario e ad apprezzare i dettagli che compongono il nostro mondo. Microcosms of Wondernon si riferisce solo a un piccolo mondo autonomo, ma ad ambienti che evocano un senso di meraviglia e curiosità.L’occhio dell’artista può catturare la complessità e la bellezza di sistemi più grandi su scala più piccola, invitandoci a esplorare la meraviglia nascosta in dettagli che altrimenti potremmo trascurare. I microcosmi simboleggiano come la bellezza e la complessità siano presenti nelle cose più impercettibili, incoraggiando un apprezzamento più profondo sia degli aspetti grandiosi che di quelli minuti della vita.L’arte è un viaggio che rivela un universo di meraviglie e ci invita a ripensare il nostro posto nel mondo naturale. Osservando il minuscolo, acquisiamo un profondo apprezzamento per l’interconnessione di tutta la vita e per la straordinaria ingegnosità che prospera a ogni scala, mentre continuiamo a esplorare la bellezza sconfinata che ci circonda, visibile e invisibile.Non si può parlare di microcosmo senza pensare al macrocosmo. L’infinito ci attraversa in ogni cellula del corpo, nei pensieri come in ogni nostro respiro. E l’ispirazione creativa segue queste rotte, ingloba l’orizzonte di entrambi i mondi per restituirli sotto un’altra forma. L’imprevedibilità fa parte della meraviglia, perché l’artista attraverso il coinvolgimento emotivo tenta di toccare i limiti e i confini dell’esperienza artistica stessa. Cerca di restituire al fruitore il senso di stupore che proviene dalla sua ricerca .Nelle sfere creative dell’esistenza , la meraviglia non è un concetto naïve ma la capacità di vedere il reale e di capire che per sua natura l’opera d’arte “non riproduce nulla” come scriveva Heidegger, perché l’opera non rappresenta, non somiglia, è semmai una sorta di presentazione di un organismo, di una creatura che espone il suo senso.L’Arte come la filosofia inizia con la meraviglia; più propriamente, questo sentimento sembra essere all’origine del nostro apprezzamento estetico; si pensi all’arte della cosiddetta avanguardia, la cui estetica sembra coincidere esattamente con l’intento di suscitare un senso di meraviglia (e shock) nello spettatore. In senso specificamente estetico, la meraviglia denota quel piacere inaspettato e inusuale che talvolta procurano – anche in assenza del “meraviglioso” – la lettura d’un libro, l’ascolto di una sinfonia, la contemplazione di un dipinto, ma anche la visione di un paesaggio. La consapevolezza del meraviglioso non è un semplice piacere estetico, bensì un piacere di tipo particolare, all’origine del quale può esserci un iniziale momento di disorientamento. Perché ovvio, non tutto quello che meraviglia dà piacere. L’artista che volesse comunicare solo un senso di shock o meraviglia, avrebbe un movente facilmente intercettabile. Tenendo conto che il meraviglioso, non è lo stupore e nemmeno la sorpresa, è una qualità dell’occhio e del cuore, prima che dell’oggetto, è un filo sotteso alla più ampia parte dell’Essere. La meraviglia è parente dell’estasi e della contemplazione e necessita della sospensione dell’assetto cognitivo ordinario. E’ una facoltà dell’essere di poter dialogare attraverso oggetti e situazioni abituali, con l’infinito. E’ forse anche un fatto di sopravvivenza. E’ saper vedere la bellezza nel libero gioco tra immaginazione e intelletto. E non è un dispositivo estetico illusorio, ma un’esperienza non oscurata da alcuna distorsione intellettuale o culturale. L’opera d’arte può rigenerare quella meraviglia aurorale, atrofizzata dall’esperienza, che consenta di tornare a vedere un macrocosmo in un microcosmo e viceversa “un mondo in un granello di sabbia, e un cielo in un fiore selvaggio” per dirla con W. Blake (Auguries of Innocence, 1803 vv. 1-2). L’arte ci mostra i prodigi della natura, e solo l’abitudine può renderci ciechi. Può restituirci uno sguardo meravigliato all’insegna della verità , farci vedere il mondo come un miracolo.
Stefania Carrozzini