Cliccando il momento: l’effimero e il suo opposto
Dal 15 al 26 Aprile 2014
A cura di Stefania Carrozzini
Onishi Project: 521 West 26th Street New York, NY 10001 – t. 212.695.8035 www.onishiproject.com
Gallery hours: Tuesday – Saturday 11:00 a.m. – 6:00 p.m.
Opening Reception: Giovedì 17 Aprile, 6:30 – 8:30 pm
Artisti:
Marea Atkinson – Pino Chimenti – Donata Deflorian – Susi Lamarca – Don Lisy – Cristina Madeyski – Fiorenza Milanesi – Tina Parotti – Clara Scarampella Lombardi – Gio Sciello – Tiril
Come si può definire l’effimero se per sua natura sfugge a qualsiasi definizione? Che cos’è l’effimero? Per effimero s’intende ciò che dura solo un giorno, ciò che passa ed è transitorio.
Ma l’arte non ha sempre voluto sfidare il tempo per guardare all’eterno?
Tra l’effimero e il durevole non possiamo fare a meno di cliccare il tasto del presente, e ci accorgiamo di quanto poco davvero siamo nel presente perché sempre proiettati con il pensiero in un altrove.
Erriamo nel tempo senza abitarlo perché non abbiamo la consapevolezza della transitorietà della nostra vita. Gli attuali social media hanno un rapporto con il tempo particolare: pretendono di registrare tutto per sempre: essi sono concepiti per promuovere la permanenza non certo la provvisorietà. Le immagini vengono condivise, ma vogliono anche essere congelate, fissate. Tutto finisce nella grande memoria collettiva, tutto si mescola e la nostra identità è merce di scambio.
Il presente, l’effimero, l’eterno, sono anche i cardini sui quali si snodano i destini dell’arte. Il presente è il tempo della creazione, scandito dal ritmo del respiro come battito d’ali di farfalla, risuona come eco nel vento, è la voce della nostra origine, è il richiamo del nostro essere. E’ l’ascolto del battito del cuore che pulsa nel vuoto apparente dello spazio cosmico. L’effimero può essere un parametro estetico di una nuova sensibilità fondata non più sulla visione egocentrica del mondo interiore dell’artista, ma sulla sensibilità che trascende l’immanenza del reale. Si tratta di assumere un comportamento psicosensoriale evoluto che sappia distinguere tra ciò che è transitorio da ciò che non lo è.
L’artista abbraccia nel tempo del presente l’effimero e l’eterno perché segue le tracce della materia, perché egli ha un corpo e questo lascia una traccia sulle cose, nel contesto materiale e in un contesto spazio/temporale. L’artista è immerso nel tempo, non si può sottrarre a questo destino inevitabile per cui la dialettica della creazione consiste nell’essere legati alla materia e allo stesso tempo trasformarla. L’arte ha attraversato tutte le modalità espressive, dalla carne delle cose alla pelle delle cose, dalla profondità alla superficie dall’esistenza, dal sentimento dell’effimero, del precario, al duraturo. Ma è proprio con l’assumere l’effimero come filosofia esistenziale che si può andare oltre l’attimo fugace. E’ nella consapevolezza che tutto scorre che risiede la verità dell’istante. L’essere quindi è fluido e così è il principio della creazione e dell’ispirazione. L’impegno dell’artista va in questo senso cioè nella piena consapevolezza che il potere dell’immaginazione supera la fragilità e la provvisorietà dell’esistenza. Catturare la bellezza degli istanti fugaci è raro e presuppone la frequentazione con la dimensione dell’invisibile, con una sana follia che ci riscatta dalla routine del quotidiano, che ci risveglia spalancando le porte della percezione, sulla spinta dell’energia dell’amore.
Stefania Carrozzini