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Orizzonti temporali

Orizzonti Temporali

Camden Image Gallery, Londra

dal 4 al 17 aprile 2018

ORIZZONTI TEMPORALI

Che cosa è il tempo? Difficile dare una definizione univoca. Eppure la filosofia non ha mai cessato di parlare del tempo e di contrapporre il tempo allo spazio pensando al primo come dimensione interiore e nel secondo un’esteriore. Poi c’è il tempo oggettivo e il tempo soggettivo. E dunque cos’è il tempo? Esiste? Se penso a come visualizzarlo, mi viene in mente un fiume che scorre, senza inizio né fine, un flusso che non ha sosta. Penso a movimenti circolari, o spiraliformi. E se invece la domanda al principio fosse diversa? Per capire la verità del tempo non occorre tanto chiedersi cos’è il tempo ma che senso ha il tempo e che cosa genera in noi una direzione del tempo. E’ possibile vedere un orizzonte? Per Platone, il tempo è “immagine mobile dell’eternità” che “procede secondo il numero”. L’arte ha un legame con il tempo e ne condivide due dimensioni: una temporale e l’altra atemporale. Il tempo dell’arte è anche il tempo del quotidiano, del flusso vitale che scandisce il respiro. Il tempo del qui e ora. Rispecchia il presente permanente, ma guarda l’orizzonte perché aspira all’infinito, all’eterno. Così i codici linguistici, i dispositivi di comunicazione possono variare, riflettere una visione antropologica e ontologica del tempo. Lo stile nell’arte come ci suggerisce Kubler, è come un arcobaleno, un fenomeno di percezione, soggetto alla coincidenza di certe condizioni fisiche, e quindi il compito dell’estetica è di sublimare il tempo perché altrimenti l’idea di questa sensazione di vuoto dovuto alla mancanza di afferrabilità delle cose che non perdurano, ci annienterebbe. Possiamo ipotizzare un nuovo paesaggio al cui orizzonte vi sia l’unica realtà del tempo che possiamo conoscere, ovvero la nostra immaginazione del tempo che è poi in relazione a come noi pensiamo lo spazio.Tutta l’arte è la rappresentazione del tempo, da una visione lineare a quella che riflette la sincronicità e simultaneità della coscienza, fino alla cosiddetta realtà virtuale o aumentata che invita a fare esperienza di nuove dimensioni spazio temporali. Pensare al tempo e ai suoi orizzonti in riferimento all’arte significa ignorare la distanza psicologica che separa il creatore dalla sua opera, vuol dire misurarsi con la sostanza ultima delle cose mutevoli, sull’effimero dell’esistenza, sulla necessità di un’azione e di un’intenzione che si manifestano in un istante e non in un altro. Questa è un processo dove si può ritrovare la misura dell’umano, l’umano che non conosce il vero viso del tempo perché immerso totalmente e con tutto l’essere nella sua natura. L’essere è nel tempo ed è il tempo.

Stefania Carrozzini

Milano, 9 marzo 2018

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