SEOUL: THE HUMAN TOUCH
GALLERYNAEIL
B2 Gallery Naeil, 3, Saemunan-ro 3-gil, Jongno-gu
SEOUL
dal 16 al 28 settembre 2022
B2 Gallery Naeil, 3, Saemunan-ro 3-gil, Jongno-gu
in collaboration with: Stefania Carrozzini Gallery Venice | Milan | Ital
curated by Stefania Carrozzini
Milena Barberis – Rosaspina Buscarino – Stefania Carrozzini
Kentaro Chiba – Akshita Gandhi – Henry Pouillon – Pia Kintrup
Buyong Hwang, Caroline Hachem-Vermette, Marcello Mazzella
Opening: September 16, 4 – 6 pm
From September 16 to September 28, 2022
(Gallery Hours: Tuesday to Sunday 11 am to 6 pm)
THE HUMAN TOUCH/IL TOCCO UMANO
Il contatto fisico è un elemento fondamentale dell’esperienza umana, in quanto costituisce una componente essenziale dello sviluppo socio-emotivo, cognitivo, fisico e neurologico sin dall’infanzia. Esso contribuisce, infatti, a determinare lo stile di attaccamento nei neonati e modella la regolazione emotiva durante tutto l’arco di vita. Questa esperienza è stata messa a dura prova nel periodo del Covid, e a soffrirne siamo stati tutti, ma soprattutto le persone più deboli.
Il tocco umano è un’importante forma di comunicazione non verbale, usata per trasmettere affetto e vicinanza nei momenti di difficoltà. Quando è limitato, o addirittura assente, si può sviluppare la cosiddetta “fame di tocco umano” che ha un impatto su svariati aspetti della nostra salute comportando, in primo luogo, un incremento dei livelli di stress, ansia e depressione. Il mondo in ci viviamo dove la realtà virtuale sta prendendo sempre più il sopravvento, ci riporta ai nostri bisogni fondamentali e fin quando abbiamo un corpo, siamo soggetti alle leggi della materia.
L’archetipo dell’imprenditore di successo, Tim Cook, disse: “Sono un ingegnere, innamorato della razionalità. Ma le decisioni più importanti si fondano raramente su quei criteri. Il grande difetto degli uomini è di non ascoltare la propria intuizione”. E se riprendessimo il processo più universale ed efficace che esista per esprimere la nostra creatività, e le nostre intuizioni?Facciamo entrare l’arte e la creazione nella nostra vita e nella vita delle nostre imprese. È ciò che resta di specificatamente umano nell’era digitale e dell’intelligenza artificiale.
Diversi sono gli approcci al tema in questa mostra, quasi una sintesi antropologica tra narrazioni fantasmagoriche di una storia umana immaginaria e esseri umani “viandanti” perennemente in cerca della verità, e poi il corpo come sede privilegiata per esprimere trasformazione e prospettive del divenire.
Questo progetto è nato dal desiderio di portare alla luce riflessioni sul nostro modo di vivere il rapporto con la dimensione artificiale, in ogni ambito e al di là di ogni tentazione oscurantista. Il sentire rispetto a ciò si definisce “Umano” nella contemporaneità, tra aperture e limiti, nel tentativo di porre domande sul destino di ciò che ci rende umani e sul futuro dell’arte che non si adegua al mainstream e alla visione politically correct da troppo tempo dominante.
L’arte è un campo magnetico con grandi possibilità di sviluppo, dove poter rintracciare quell’unicum che ci rende così differenti dalle altre specie. L’apertura a nuove grammatiche sensoriali e a nuovi mondi, tra incertezza e ambiguità del rapporto tra vita naturale e artificiale, pongono il problema del limite e dell’utilizzo della tecnologia, auspicando che questa sia un mezzo e non un fine.
Il tocco umano è l’emblema dell’identità perché sintetizza l’esperienza relazionale con il significato ontologico di natura umana. Nella prospettiva contemporanea assistiamo ad una metamorfosi e ad un capovolgimento di valori. Il trans-umanesimo prospetta una visione tecnico-scientifica e tecnocratica che immagina il “come” dovremmo migliorare. Questa prospettiva è sostenuta da una superstiziosa credenza nella scienza come salvezza (per assioma) e da un astratto disprezzo per la nostra natura umana: la nostra fragilità, la nostra mortalità, la nostra auto-consapevolezza e il nostro senso incarnato di “chi” siamo (distinto da “cosa” siamo).
L’apparato tecnico aspira a rimodellare la natura umana in appendice della produzione, da soggetto a oggetto, ma l’essere umano non è fatto solo per produrre e consumare. Il Trans-umanesimo vìola l’identità della natura e le sue specificità ontologiche, confidando in una ingegneria antropologica che ha nel proprio programma la negazione del limite e come scopo la mercificazione dell’essere.
Tante sono quindi le domande e i dubbi che questa mostra vuole porre. E ancora: la digitalizzazione sempre più pervasiva porterà a un distacco dai nostri bisogni fondamentali, che ci contraddistinguono come esseri umani? Stiamo assistendo ad una crescita esponenziale di competenze tecnologiche, ma anche a trasformazioni cognitive, etiche, comportamentali e relazionali, nonché emotive. Laddove le attività dell’uomo possono essere sostituite dalla tecnologia, si deve ritrovare e preservare l’essenza dell’umanità, la sua incredibile capacità di inventare e adattarsi, la sua intelligenza emotiva. In questo senso è compito dell’arte ristabilire il colloquio tra essere umano e mondi mutanti in divenire.
Stefania Carrozzini