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Immagine di natura e natura dell’immagine

Dal 25 Novembre al 10 Dicembre 2014

A cura di Stefania Carrozzini

Onishi Project: 521 West 26th Street New York, NY 10001
t. 212.695.8035 www.onishiproject.com
Gallery hours: Tuesday – Saturday 11:00 a.m. – 6:00 p.m.
Inaugurazione: martedì 25 Novembre – 6:00 – 8:00 pm

Artisti:
Remo Bresciani / Jole Caleffi / Adriana Collovati / Susi Lamarca / Maria Pia Patriarca / Anya Rubin
Clara Scarampella Lombardi / Antonio Russo / Gio Sciello / Dean Stuart Warren / Susi Zucchi

“immagine di natura e natura dell’immagine” è il titolo del testo che il critico pierre restany scrisse nel 1982 per il catalogo di clara scarampella. un concetto a specchio, simmetrico, una frase apparentemente ambigua, ma che in realtà contiene tutto il succo della storia dell’arte, e cioè il destino della rappresentazione, l’illusorietà dell’immagine, il linguaggio e la dimensione dell’immateriale, il sentimento dell’effimero. e’ qui che si pone la madre di tutte le domande ovvero: qual è la natura dell’immagine? e poi, quali sono i suoi significati reconditi? qui il termine natura è usato in due accezioni speculari di natura naturans, al di là di ogni proposito descrittivo e natura come fondamento, realtà metafisica, fonte ultima da dove nascono le cose. il problema è sempre come comunicare la verità attraverso l’illusorio, sì perché un’immagine è sempre finzione. ma per comunicare la verità di noi stessi occorre essere liberi. e l’arte in tutte le sue forme è storia di libertà per giungere a esprimere una realtà più ampia, di respiro universale. quando il pensiero prende corpo e si fa immagine rivela il suo aspetto estetico, autonomo, sganciato dalla matericità e quindi del tutto filosofico. quello che pierre restany definiva: “i sintomi premonitori della rivincita dello spirito sulla forma, degli alchimisti sui matematici, dell’avvento dell’umanesimo di sintesi che mantenga il doppio senso delle cose”. la natura dell’immagine va oltre la tecnica e partecipa di quell’armonia invisibile che è superiore a quella visibile. la progettualità trasferita nella materia apre nuove finestre di lettura quanti sono gli occhi di chi guarda. su questo percorso, d’infiniti esiti formali e percettivi, si situa l’opera in sé, così com’è stata concepita e pensata dall’artista. e’ quindi sempre in atto un processo di mutazione dell’immagine e questo percorso è in divenire, e legato all’esperienza del soggetto. le forme dell’arte si sono evolute e ora è il linguaggio delle immagini a dettare legge. in piena epoca ultra-materialista ciò che conta è chi usa tale linguaggio e a quali fini. l’immagine è un corpo vivente non è un oggetto inerte che si contempla in modo disinteressato. e’ un’entità, un’energia che ci attrae o ci respinge, ci incanta o ci ferisce. oggi più che mai si sente il bisogno di comprendere la nostra natura originaria, ciò che pierre restany definiva nel suo manifesto del naturalismo integrale “universalizzazione della coscienza percettiva, di un io che abbraccia il mondo e si fa uno con lui” e questo anelito planetario può essere ancora un filo conduttore nel caos dell’arte attuale.

Stefania Carrozzini

“ma l’anima di pierre, calda e pervasa di fuoco, immortale come l’angelica farfalla dantesca, nata per amare, apparirà nel pensiero e nell’immagine di coloro che sentono la natura come eco di un divenire dinamico, dove un filo sottile tesse il linguaggio molteplice e luminoso di un messaggio che fa lievitare la vita” lucrezia de domizio durini tratto da “pierre restany l’eco del futuro”

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