Moments Of Truth
10 Dicembre – 23 Dicembre 2016
Titolo: Moments Of Truth
a cura di STEFANIA CARROZZINI
Luogo: ONISHI PROJECT
t. 212.695.8035 / info@onishiproject.com / www.onishiproject.com
521 West 26th street – New York, NY 10001
Orari galleria: da martedì a sabato 11:00 a.m. – 6:00 p.m.
Artisti
Beth Charles, Adriana Collovati, Judith Cordeaux, Betta Gancia, Rebecca Humphrey, Gio Sciello, Susi Zucchi
Gli artisti sono da sempre cercatori di verità, non una verità solo obiettiva, ma quella meravigliosa soggettiva e, perché no, anche caotica che è la verità dell’esperienza e della vita. La vita come valore assoluto che, in fondo, non ci appartiene, diventa il supremo concetto in quanto manifestazione della verità. Questa mostra vuole far riflettere sul momento dell’ispirazione, quell’attimo del qui e ora, dove tutto sembra possibile, dove l’immaginario non ha confini e si apre a infinite possibilità creative.
Gli artisti non sono isole solitarie, sebbene la solitudine sia un fattore importante per dare forma alle verità interiori, ma formano un invisibile filo di connessioni che si dipana nella totale libertà e fiducia nell’impulso creativo. La verità è il filo che conduce fuori dal labirinto. E il labirinto qui è inteso simbolicamente come prova esistenziale, percorso di crescita etica ed estetica.
L’arte non può prescindere dalla verità. La forza comunicativa è direttamente proporzionale all’intensità e alla verità del momento della creazione. E così l’opera è il risultato di un dinamismo poetico che s’incarna nella sensualità dell’immagine.
Quali sono i momenti di verità per un artista? Sono attimi in cui il Vero, un’intuizione precisa s’impone alla coscienza e prende corpo nell’opera. Il titolo “Momenti di verità”, presuppone una temporalità legata al divenire, quasi una filosofia della visione. Una dimensione dell’essere e del fare che appartiene alla volontà e rispecchia lo stato vitale e la purezza dell’intenzione.
La verità è intesa come sincerità del comportamento espressivo dell’artista e partecipa in un certo senso alla moralità dell’arte. La verità è rischiosa e rivoluzionaria. E’ l’unico modo per mantenere attive le forze poetiche dell’essere.
C’è sempre un momento magico in cui l’artista raggiunge un livello di assoluta chiarezza ed esaudisce quel suo desiderio di verità che poi condivide con il mondo.
La domanda delle domande è in fondo: che cos’è la verità dell’arte? Non è forse vero ciò che è conforme alle leggi universali? C’è poi il problema dell’apparenza e della finzione e si sa che arte e finzione sono legate dalla notte dei tempi. Tuttavia esistono degli esempi significativi che appartengono alla storia. Si pensi a Joseph Beuys che nel corso della sua ricerca ha trasmesso la verità dell’arte come ferita, strappo, lacerazione. La coniugazione arte/sofferenza ci riporta a una verità che si esprime attraverso il dolore.
E invece si pensi alla visione celestiale e spirituale di Yves Klein. La sua è la verità del colore, dello spazio, ma soprattutto del tempo. E a proposito Pierre Restany scriveva in La minute de vérité: “L’autore richiede qui dallo spettatore quell’intenso e fondamentale minuto di verità, senza il quale ogni poesia sarebbe incomunicabile”. L’artista si offre al mondo e all’infinito della verità con la consapevolezza del limite, con una temporalità che va oltre le convenzioni.
In quell’attimo di verità l’artista mette in gioco se stesso. Al di là dei codici visivi di comunicazione, tutto si riassume in un gesto, che diviene segno indelebile nell’anima di chi lo sa ricevere. Un gesto, un segno, un’azione catartica, una realtà che ingloba tutte le differenze e le sofferenze. Ecco che la verità si manifesta, emerge con tutta la sua bellezza dallo spazio ignoto, dove non esiste il vuoto: è luce che apre le tenebre, voce che rincuora.
Perché, in definitiva, la verità dell’arte non è conoscibile se non con l’accettazione della finzione.
Stefania Carrozzini